
Chi sono i ragazzi di Filodivino?
[:it]C’era una volta un’azienda, su nel Nord Italia, capitanata da Dino Gandolfi, uomo elegante e tenace. L’azienda prosperava e realizzava, sempre più alacremente, un prodotto che con il tempo diventò di punta: un filo. E’ da qui che nasce l’amicizia dei quattro fondatori di Filodivino: Alberto, figlio di Dino e Francesco, Gian Mario, Paolo, fedeli collaboratori e compagni di viaggio.
E’ stato un filo, anni fa, a legarli. Oggi è il vino a rappresentare il conduttore della nuova avventura, nata dalla concretezza della terra e dal lavoro quotidiano; nata dall’ amore per le Marche e sbocciata grazie all’ incontro con Matteo, enologo intraprendente e appassionato.
Arriva un punto in cui le passioni devono diventare la vita, in cui la rincorsa al successo deve mirare al raggiungimento del vero benessere, a svegliarsi la mattina felici della fatica che ci aspetta: sembra proprio che questi ragazzi ce l’abbiano fatta.
Amicizia e gratitudine reciproca, condivisione e rispetto degli spazi e delle singole inclinazioni, determinazione e lavoro di gruppo: è questa la formula della squadra, applicata alle scelte in campo enologico, al progetto di accoglienza della Foresteria, alla nuova cantina che sorgerà tra le colline, a qualsiasi innovazione decidano di realizzare.
Per questo Filodivino ha ereditato il DNA di tutti loro, in qualche maniera…
Alberto è il padre per eccellenza: il progetto, sin dagli albori, si è permeato della sua intraprendenza, della concretezza che lo definisce. La guida, la visione generale, la capacità di prendere in mano la situazione e decidere: ecco cos’ha temprato il carattere di Filodivino. Una guida pratica e visionaria, un carattere tenace, che vuol capire il funzionamento delle cose, che ci mette mano fino ad ottenere il risultato sperato Che, grazie al continuo confronto, ha realizzato un prodotto con un’anima.
Sebbene poi l’ ospitalità sia una dote innata e comune a tutti, è stato Alberto a guidare il concetto di azienda vitivinicola verso la creazione di una vera e propria oasi per i forestieri. Essere il perfetto padrone di casa di un disegno che, a suo tempo, era appena abbozzato su carta e la caparbia che sempre lo caratterizza hanno delineato la strada verso una struttura al di sopra dei loro desideri.
Francesco è stato e continua ad essere un’inesauribile fonte di esperienza: i suoi viaggi, la conoscenza del mondo, la diversità dei territori esplorati sono risorse impagabili quando ci si trova a costruire da zero un’idea. Questo, caratterialmente, lo porta al quasi perfezionismo, a non volersi mai accontentare. Ecco che, specialmente grazie a lui, il progetto è stato sin dall’inizio una continua evoluzione, un continuo confronto per migliorarsi e superare gli scogli all’apparenza nefasti.
Gian Mario e la sua passione viscerale per la terra, l’estremo interesse che ha da sempre per la produzione agricola sono stati i traini del gruppo verso una regione semi sconosciuta ma dalle potenzialità straordinarie. La scelta di produrre due DOC marchigiane, di credere nei vitigni autoctoni, di creare una sintonia speciale tra loro e il territorio è decisamente farina del suo sacco. La cura costante della vite, la raccolta a mano dell’uva, lo studio in cantina e la gioia estrema di bere il frutto delle fatiche …portano decisamente il suo nome.
Paolo è momentaneamente il più lontano dalle Marche, ma soltanto dal punti di vista geografico. E’ stato lui a coniare il nome Filodivino, in un gioco di parole che incastra tutte le essenze del progetto: dalle loro radici legate ai fili, sino ai filari di-vini che si rincorrono tra le loro colline. Persona concreta, che, appunto, sa dare il giusto nome alle cose, mosso da una sana competizione che ha già regalato a Filodivino tante meritate vittorie.
E infine lui, l’ultimo arrivato in termini temporali, il primo nell’atto pratico della produzione. Matteo è nato nelle Marche, conosce il territorio come le sue tasche e sognava di diventare enologo sin da giovanissimo. L’incontro con gli altri può essere paragonato ad un colpo di fulmine: il tempo di una stretta di mano ed era già il loro consulente agronomo per l’acquisto delle viti, per il recupero dei terreni, per la posizione più strategica da scegliere. Si sono riconosciuti immediatamente, si è capito sin da subito che l’animo da sognatore e la tempra del continuo sperimentatore si sarebbero incastrati perfettamente con l’anima del progetto. Ed è così che, con la massima libertà da ambo le parti, la fantasia e l’innovazione entrano in gioco con lui, con la sua voglia di inventare il vino che ancora non esiste e che diventerà il suo preferito. Almeno finché non si rimetterà all’opera…[:]